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Visitabile fino al 30 luglio TESSERE –Tratti d’Europa, dal Mediterraneo al Baltico, a cura dell’architetto Giovanni Giannone, con le opere dei fotografi Esko Aarre-Ahtio , Guido Giannone , Roberto Miata , Natù  e Anna Rizzuti allestita in occasione del Soluntum Art Festival presso l’Antiquarium del parco archeologico di Solunto a Santa Flavia.

“Questa mostra internazionale di fotografia vuole contribuire nel suo piccolo a dare conto della necessità di un’etica dell’essere EUROPEO come diritto e dovere di essere se stessi, singolari e molteplici, come singolari e molteplici sono i caratteri (i tratti, appunto) del più piccolo ed al contempo del più ‘prezioso dei continenti’” – scrive Giovanni Giannone -, “un MOSAICO fatto di tante TESSERE, dove ognuno esprime armonicamente una parte correlata al tutto. La nostra ambizione è t-essere l’Europa usando il filo di mille racconti per creare la tela di una identità complessa e complessiva ”.

NOTE D’AUTORE

GLI AUTORI

Esko Aarre-Ahtio  vive a Turku, la città più a sud-ovest della Finlandia. Attore teatrale, negli ultimi anni si è dedicato con successo alla fotografia dimostrando di saper ben interpretare immagini oltre che personaggi. Le foto qui presentate fanno parte della raccolta “Da Turku a Sofia” e narrano di viaggi intrapresi alla ricerca dell’Europa che, a sua volta, è in cerca di se stessa. Esko ama non solo rappresentare ma anche interpretare luoghi che sono colti in un aspetto trasfigurato, come il veliero o gli alberi riflessi nelle pozzanghere davanti al teatro comunale di Turku, oppure i luoghi di terra e d’acqua che narrano dell’eterno ed armonioso dialogo tra laghi e foreste, leitmotiv del paesaggio scandinavo e di quello finlandese in particolare.

Guido Giannone laureato in disegno industriale, ha frequentato l’Accademia di Fotografia John Kaverdash di Milano, città nella quale vive e lavora. La sua produzione artistica dimostra che egli è libero dallo schema mentale che considera il fotografo un intellettuale condannato a cercare ad ogni costo la novità, la sorpresa, l’interpretazione, se non addirittura, l’artificiosità dell’immagine. Guido è il fotografo propriamente detto e, serenamente, rappresenta la realtà, senza preoccuparsi di doverla per forza reinventare, una realtà che vuol parlare da sé. Tutto nei suoi lavori parla senza filtri di ciò che è la vita, il mondo, la memoria. Nella sua narrazione tutto appare come è.

Roberto Miata lavora nel campo della grafica e della fotografia da oltre dieci anni. Ha pubblicato fotografie in varie riviste e cataloghi. Specializzato nel webdesign, la sua passione resta la grafica editoriale e la microeditoria. Ha realizzato infatti diverse riviste di grafica a tiratura limitata e recentemente una plaquette di poesie in trenta copie numerate dal titolo “Le Vele”.

Natù vive a Roma. Laureato in Lettere e diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, traspone il “taglio” cinematografico (che deve dare conto del dinamismo) nel mondo della fotografia, per evitare la “staticità” che le è propria. Si dice infatti che gli scatti “fissano” un momento per congelarne la memoria, ma fermano anche il movimento. Natù pertanto sceglie con cura l’angolo di ripresa mantenendo la “cinesi” dei personaggi rappresentati ed evitandone così l’appiattimento.

Anna Rizzuti lavora con la fotografia prediligendo le composizioni ben ponderate. La sua è una ricerca che coniuga fisico, metafisico e spirituale manifestando l’armonia di mutui richiami e simmetrie attraverso equilibri in continuo divenire. Attenta all’inquadratura, Anna dà espressione al suo sguardo particolare, che non si ferma all’apparenza ma restituisce profondità a ogni immagine.

IL CURATORE

Giovanni Giannone architetto a Palermo, si occupa da sempre di arte, beni culturali ed ambientali con la consapevolezza di chi sa che anche le pietre parlano. Esse difatti costituiscono “parole” di un linguaggio che si nutre di simboli, di storia e di storie umane. Da anni cura relazioni ed iniziative culturali, anche di livello internazionale, affidandosi con forte determinazione alla capacità dell’arte di evocare un’anima collettiva, indispensabile per educare un homo Europeensis di cui si sente sempre più la necessità per superare veti incrociati ed opposti egoismi.

 
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