Sarà visitabile fino all’ 11 maggio la mostra antologica Moduli e Miti di Rocco Genovese a cura di Marco Meneguzzo, un omaggio postumo a un artista “controcorrente” e alla sua ricerca del senso classico della scultura. Dedicata allo scultore originario di Trapani (1925), ma romano d’adozione, la cui vicenda umana e professionale è stata bruscamente interrotta a soli 55 anni nel 1981. Una scomparsa immatura che ha influenzato la percezione del linguaggio espressivo di Genovese la cui produzione sperimentale, già negli anni Sessanta/Settanta, aveva raccolto gli elogi della migliore critica d’arte romana. Da Enrico Crispolti a Filiberto Menna, da Maurizio Fagiolo dell’Arco a Lorenza Trucchi, a Luigi Paolo Finizio, a Emilio Villa in molti si erano accorti dell’attitudine plastica di Rocco Genovese – che frequentò a Roma Burri e il Gruppo Origine – e di questa “ipotesi di scultura dai tratti contemporaneamente tradizionali e nuovi, e comunque autonomi”, come spiega nel saggio il curatore Meneguzzo, che aggiunge: “Morire giovani è un affronto insopportabile per il mondo dell’arte che non ha ancora messo a registro la tua produzione. Se a ciò si aggiunge poi un’esistenza appartata, un apprendistato prolungato e meditato, una vita da scultore (ben diversa da quella del pittore, se non altro per la quantità delle opere), si comprende bene perché la figura e l’arte di Genovese siano conosciute molto meno di quanto meriterebbero”.
In mostra, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, una trentina di sculture in legno (mogano e pioppo multistrato) e in polimetacrilato colorato (la fortunata e pionieristica intuizione di Genovese), tre quadri e una serie di disegni e progetti a rilievo realizzati fra il 1962 e il 1979 e in prestito alle FAM dalla collezione privata degli eredi (i figli Manlio e Pino, quest’ultimo raffinato “interlocutore” di paesaggi con installazioni di Land Art), collezionisti privati e da enti pubblici, come il Comune di Anzio. Dopo i temi astratti della prima produzione, Genovese si è spostato lentamente su posizioni formalmente più tradizionali, con sculture che, sin dal nome, evocano le figure della grecità e del mito – Dorico, Demetra, Ellenica, Pan – proprio mentre i suoi contemporanei cedono alla dissoluzione della forma. “Un andamento controcorrente – aggiunge Meneguzzo – quello di Genovese, certamente legittimo ma che forse gli ha alienato l’attenzione dei novatori, senza spingerlo nel novero dei custodi della tradizione”.
Alla mostra di Rocco Genovese alle FAM di Agrigento, organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, è dedicato un catalogo (Silvana Editoriale) con il saggio del curatore Marco Meneguzzo docente dell’Accademia di Brera a Milano e una raccolta di interventi critici.
Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento sono aperti da martedì a domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Chiusi i lunedì (compreso quello di Pasqua). Aperti nei seguenti rossi di calendario: Domenica di Pasqua (20 aprile), 25 Aprile e 1° Maggio. L’ingresso è gratuito.