«Per non dimenticare Francesco Giombarresi», alla Fondazione Grimaldi 35 opere in mostra fino al 18 settembre
Una mostra antologica per propone 35 opere tra le più belle e le meno note, selezionate dalla figlia Rosa, la mostra intende puntare i riflettori su un artista straordinario, ammirato anche da Sassu e da Guttuso. Francesco Giombarresi divenne un “caso” nell’arte italiana degli anni Sessanta. Nacque a Vittoria nel 1930, ma si trasferì giovanissimo a Comiso. Covò a lungo il fuoco dell’arte sotto le ceneri di una quotidianità dura e amara, fatta di stenti e di rabbia, «sacrificata, stancata, disavventurata, bastonata» come egli stesso amava dire, qual era quella del proletariato siciliano negli anni Cinquanta e Sessanta. Pittore per vocazione, contadino per necessità, svolse lavori durissimi e sperimentò l’incomprensione, spinta fino allo scherno e alla derisione per le sue opere. Giunse per rabbia a bruciare o disperdere alcune delle sue opere, prima d’essere consacrato artista. Fu Leonardo Sciascia a fornire una chiave di lettura per quella sua pittura a prima vista naif, a comprendere come quei paesaggi, quei volti tra l’impaurito e l’attonito, i cespugli fioriti, i boschi ombrosi, i disegni e gli schizzi, riflettessero in forme espressionistiche il trauma dell’impatto di un «uomo sereno, puro nel cuore e nella mente, candidamente compreso della propria dignità» con la durezza della realtà. «La sua pittura – scrisse Sciascia nel luglio 1969 sul “Corriere della Sera” – altro non è che una scrittura, la più autentica e coerente che sia riuscito a inventare contro i sistemi della rabbia e della contraddizione che da ogni parte lo assediano». L’arte di Giombarresi è stata avvicinata per sensibilità e caratteristiche a quella di alcuni esponenti dell’espressionismo europeo, dai Brücke e al Blaue Reiter tedeschi ai Fauves francesi, che, in polemica con il naturalismo positivista e l’ottimismo borghese, espressero una visione inquieta e problematica della realtà con aspre dissonanze cromatiche e con immagini angoscianti di una umanità sofferente. La mostra potrà essere visitata fino al 18 settembre, tutti i giorni dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 16 alle 20 (domenica dalle ore 16 alle 20).
Fondazione Giovan Pietro Grimaldi Corso Umberto I – 106 Modica