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Il ritorno di Otello

Torna in scena al Teatro Massimo dopo quindici anni Otello, penultimo lavoro teatrale di Giuseppe Verdi,  su libretto di Arrigo Boito tratto dall’omonimo dramma di Shakespeare, debutto fissato per il 21 febbraio alle ore 20.30 ( con repliche sino al 2 marzo). L’opera andrà in scena con un nuovo allestimento coprodotto con il San Carlo di Napoli: le scene sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Patricia Toffolutti,  la regia è di Henning Brockhaus.  La direzione è affidata a Renato Palumbo che negli ultimi anni si è affermato come uno dei migliori interpreti verdiani. Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Massimo (diretti rispettivamente da Piero Monti e da Salvatore Punturo). Nel ruolo di Otello si alterneranno Gustavo Porta, Kristian Benedikt e Marius Vlad, in quello di Desdemona Julianna Di Giacomo e Lana Kos, in quello di Jago Giovanni Meoni ed Elia Fabbian. Completano il cast Anna Malavasi (Emilia), Giuseppe Varano (Cassio), Pietro Picone (Roderigo), Manrico Signorini (Lodovico), Maurizio Lo Piccolo (Montano) e Riccardo Schirò e Vincenzo Raso (Un araldo).

La proposta divulgativa ideata intorno alla nuova produzione di Otello include una versione dell’opera in scena al mattino (il 26, 27 e 28 febbraio), pensata dal regista palermitano Roberto Catalano per il pubblico degli studenti: «i protagonisti del mondo dell’opera sono nascosti nel buio dei palchi – spiega Catalano – alla ricerca di un pubblico che ascolti. Il sipario si alza: al centro un attore che interpreta il ruolo di uno spettatore. La scena è ricoperta di teli rossi, quasi come se quel luogo si fosse davvero “addormentato”. Solo il pubblico presente allo spettacolo potrà “svegliarlo”. Le note dell’Otello infiammano d’un tratto la sala: una vera e propria tempesta di luce risveglia gli abitanti di quel luogo. Si fa avanti Otello: l’anziano spettatore lo conosce bene e racconta la sua storia dell’amore per Desdemona, della gelosia. Una storia che Otello è “condannato” a “vivere” per sempre. Infatti non esiste omicidio, poiché al momento della morte, Desdemona tornerà a nascondersi fra i palchi del vecchio teatro, in attesa che altri spettatori abbiano voglia di ascoltarla». Per far partecipare i ragazzi attivamente all’opera, le scuole sono state invitate a realizzare in classe due semplicissimi attrezzi di scena – una stella e un fazzoletto – che ogni alunno porterà con sé e che arricchiranno lo spettacolo rendendolo ogni volta unico. Sarà il narratore a sollecitare il pubblico ad usare gli attrezzi costruiti guidando i momenti di animazione dalla sala.

NOTE DI REGIA

Jago è l’arido, il politico, il regista, il grande attore. Non vi è nessuno che porti la maschera con altrettanta naturalezza, nessuno capace di tanto odio con tanta disinvoltura; alla fine Otello penderà dalle sue labbra. Desdemona è una giovane donna dalla straordinaria capacità d’amare e nell’opera non vi è uomo che non sia attratto o innamorato di lei. La sua unica colpa è la giovinezza, l’inesperienza che le impedisce di capire che qualcosa di grave è successo e la riguarda. L’isola di Cipro immaginata da Shakespeare e da Boito – rivela il regista – è, nel mio allestimento, un luogo di distruzione, di guerra, di dissoluzione. Come se fosse stato colpito da un terremoto, dove tutto è crollato e regna soltanto un grande abbandono. Insomma una specie di day after, anche se la catastrofe, agli occhi dello spettatore, non ha alcuna causa precisa. Ho rinunciato volutamente, sin dall’inizio, ad ogni risvolto di carattere realistico. All’inizio dell’opera, ad esempio, non ci sono temporali, uragani, navi e vele gonfiate dal vento. La tempesta che precede l’arrivo di Otello è una tempesta puramente “interiore”, un caos che sconvolge tutti i personaggi. I quali, infatti, sono in scena sin dall’inizio: tutti tranne il protagonista, ovviamente. La tragedia del Moro è in realtà una tragedia collettiva, un sovvertimento dell’ordine delle cose che mette in crisi un universo apparentemente incorrotto e felice. Tanto è vero che la prima immagine offerta allo spettatore è un immagine di “lacerazione”: in scena, prima del preludio, cala dall’alto una enorme tela che riproduce Il Giardino delle delizie di Hyeronimus Bosch. Nel silenzio assoluto entra in palcoscenico Jago che con un urlo terribile strappa la tela. è come se, con quel gesto violento, lui stesso strappasse la pelle a tutti i protagonisti del dramma, mettendo a nudo le loro viscere, lasciando emergere l’angoscia interiore, il dolore profondo che li sconvolge. Scene e costumi non evocano, naturalmente, alcun periodo storico preciso, anzi si collocano volutamente al di fuori del tempo storico. è la presenza concreta, materica, degli oggetti di scena a disegnare la cornice del tempo. Nel primo atto il palcoscenico è disseminato di detriti di affreschi antichi che evocano soltanto immagini di abbandono e di distruzione; nel quarto, per fare un altro esempio, il paesaggio è costituito solamente da un ammasso di rocce laviche, pietre nere nelle quali sono conficcate parti metalliche e dure. E poi al centro della scena c’è una presenza continua, una specie di torre diroccata e distrutta, una scultura o meglio un totem fatto di armi, di oggetti di guerra che il tempo ha arrugginito e reso inservibili».

Henning Brockhaus

Il ritorno in scena a Palermo di Otello è spunto per numerose iniziative collaterali, venerdì 21 febbraio alle ore 19.30 in Sala Pompeiana verrà inaugurata  la mostra dedicata agli arazzi di Filli Cusenza, esponente della fiber art, ispirati alla storia del Moro di Venezia. «Interpretare un libretto d’opera – sottolinea il prefetto Fabio Carapezza Guttuso – aderire alla composizione musicale avendo come palcoscenico un arazzo e come interpreti bottoni e altre stoffe, è la nuova sfida di Filli Cusenza, artista che, dopo la vita e le opere di Giuseppe Verdi e Feuersnot di Richard Strauss, torna al Teatro Massimo – nuovamente in un’occasione verdiana – per rileggere Otello. Ed ecco che la trama di Jago viene ordita attraverso una paziente opera di cucito, sarcitura e applicazioni dalle quali prendono vita Desdemona, Otello, Cassio, le navi, Cipro e Venezia. La stoffa da sola non “parla”, ma non appena questi lavori vengono appesi, basta un alito di vento, o il soffio della fantasia, e da essi possiamo udire le preghiere di Desdemona, le menzogne di Jago, la disperata gelosia di Otello: tutte racchiuse in una serica trama». La mostra dei 14 arazzi di Filli Cusenza è allestita da Roberto Lo Sciuto con il coordinamento di Marida Cassarà ed è arricchita dalle didascalie calligrafiche di Gandolfo G. David. Visitabile sino al 16 marzo, dalle ore 9.30 alle ore 17,  nel circuito delle visite guidate del Teatro. Come in precedenti occasioni, l’intervento di Filli Cusenza non si ferma  alla realizzazione degli arazzi e dei loro “bozzetti”, tavole di carta e stoffa riprodotte su un libro per bambini che arricchisce il catalogo editoriale del Teatro,  ma comprende anche un laboratorio creativo mattutino per gli scolari dai 6 agli 8 anni – molti dei quali si accosteranno per la prima volta al teatro d’opera e alla fiber art – già aperto il 17 febbraio e attivo sino al 25, e nel quale, guidati da Filli Cusenza con ago, filo e tanta fantasia, prepareranno dei fazzoletti con il loro nome che poi, messi assieme costituiranno la coperta dell’amicizia, contro la gelosia e l’intolleranza.

Costo dei biglietti: da euro 10 a euro 125, in vendita presso il botteghino del Teatro (aperto da martedì a domenica ore 9.30 – 17, tel. 0916053580 / fax 0916053391 / biglietteria@teatromassimo.it), sul sito www.teatromassimo.it o nelle prevendite autorizzate in tutta Italia del circuito Amit-Vivaticket. Informazioni e prevendita 800 907080 (tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 17).

OTELLO

Dramma lirico in quattro atti

Musica di Giuseppe Verdi – Libretto di Arrigo Boito

Direttore Renato Palumbo

Regia Henning Brockhaus

Scene Nicola Rubertelli

Costumi Patricia Toffolutti

Luci Alessandro Carletti

Assistente alla regia Valentina Escobar

Scenografo collaboratore Pasqualino Marino

Assistente ai costumi Eva Gerd

Il clown / movimenti mimici Jean Méningue

 

Otello Gustavo Porta (21, 25, 28 febbraio – 2 marzo) / Kristian Benedikt (22 e 26 febbraio) / Marius Vlad (1 marzo)

Jago Giovanni Meoni (21, 25, 28 febbraio – 2 marzo) / Elia Fabbian (22 e 26 febbraio – 1 marzo)

Cassio Giuseppe Varano

Roderigo Pietro Picone

Lodovico Manrico Signorini

Montano Maurizio Lo Piccolo

Un arando Riccardo Schirò (21, 25, 28 febbraio – 2 marzo) / Vincenzo Raso (22 e 26 febbraio – 1 marzo)

Desdemona Julianna Di Giacomo (21, 25, 28 febbraio – 2 marzo) / Lana Kos (22 e 26 febbraio – 1 marzo)

Emilia Anna Malavasi

Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Massimo

Maestro del coro Piero Monti

Maestro del coro di voci bianche Salvatore Punturo

Nuovo allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il San Carlo di Napoli

 

venerdì 21 febbraio 2014, Turno Prime – ore 20.30

sabato 22 febbraio 2014, Turno F – ore 20.30

martedì 25 febbraio 2014, Turno C – ore 18.30

mercoledì 26 febbraio 2014, Turno S2 – ore 18.30

venerdì 28 febbraio 2014, Turno B – ore 18.30

sabato 1 marzo 2014, Turno S1 – ore 18.30

domenica 2 marzo 2014, Turno D – ore 17.30

 

Teatro Massimo – piazza Verdi 1 –  Palermo.

 

 
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