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Gli anni della peste

Nuovo appuntamento a Catania con “Librinscena 2013” la rassegna di novità editoriali promossa dal Teatro Stabile.  Fabrizio Gatti, l’inviato dell’Espresso racconterà la sua scomodissima inchiesta sulle connivenze tra la mafia e i più alti apparati istituzionali. Solo, sul palco, seduto su una sedia di legno e paglia con alle sue spalle uno sfondo nero. Il noto giornalista Fabrizio Gatti racconterà  al pubblico  il suo libro “Gli anni della peste” (Rizzoli, 2013), uno spietato affresco sui torbidi equilibri di potere, dal business della droga fino allo scellerato accordo stato-mafia, i pantani politici e le zone grigie del potere che hanno inesorabilmente gettato l’Italia nel baratro. Un racconto scenico crudele e di rara pregnanza, che l’inviato dell’Espresso porterà a Catania  L’appuntamento è per sabato 14 settembre alle ore 21.00, nella cornice barocca della Corte Mariella Lo Giudice a Palazzo Platamone. «L’incontro con un giornalista del calibro di Fabrizio Gatti rappresenta un’occasione unica – sottolinea Giuseppe Dipasquale, direttore del TSC – per educare la nostra coscienza all’esercizio della verità come valore comune. Il teatro è, sin dall’antichità, il luogo privilegiato in cui la società si rappresenta e si interroga su se stessa: una vocazione civile fondamentale a cui un ente culturale come lo Stabile non può e non deve sottrarsi». Da qui la scelta di invitare a Librinscena, alla cui cura ha collaborato Ornella Sgroi, non solo prestigiosi narratori ma anche un esponente del giornalismo d’inchiesta. Un viaggio terribile, quello di Gatti, che inseguendo la via dell’eroina nella città di Milano, lo conduce al centro delle stragi di Cosa nostra. In quel viaggio incontra Rocco, vent’anni, killer che rinuncia a uccidere e che finisce in carcere, dove decide di testimoniare al maxiprocesso contro la ’ndrangheta al Nord. In cambio lo Stato gli offre la tutela e la possibilità di ricostruirsi una vita, fino ad un mese prima dell’udienza, quando con un pretesto, gli toglie il programma di protezione. Rocco diventa così il primo pentito tradito dallo Stato. Il perché è nelle confidenze di un funzionario di polizia che, già poche ore dopo le bombe di Cosa nostra a Milano e a Roma, parla di una trattativa in corso tra apparati dello Stato e boss. Rocco capisce di essere una pedina sacrificata in nome della normalizzazione intorno a cui da vent’anni, convergono gli interessi di criminalità organizzata e apparati che si muovono trasversalmente nelle istituzioni. Fabrizio Gatti, con la sua testimonianza in prima persona, ci fa scoprire la mafia della porta accanto. Quella che si nasconde nei quartieri, negli uffici pubblici. Quella che ci tocca tutti da vicino.

 
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