Il Teatro Stabile di Catania ospita l’allestimento di Miseria e nobiltà dal 21 gennaio al 2 febbraio al Teatro Verga. La regia è di Geppy Gleijeses, sul palco insieme a Lello Arena e Marianella Bargilli.
Miseria e nobiltà come non l’avete mai vista. La celeberrima commedia di Eduardo Scarpetta, caposaldo della drammaturgia dialettale napoletana, viene proposta per la prima volta in lingua italiana. Un autentico capolavoro del teatro comico, che arricchisce la stagione del Teatro Stabile di Catania, in scena alla sala Verga dal 21 gennaio al 2 febbraio, con il nuovo allestimento firmato da Geppy Gleijeses, nella doppia veste di regista e di interprete dell’irresistibile maschera di Felice Sciosciamocca. Nel ruolo altrettanto esilarante di Pasquale un beniamino del pubblico come Lello Arena, mentre Marianella Bargilli vestirà i panni della conturbante e pretenziosa Luisella. Il cast annovera inoltre: Gigi De Luca insieme a Jacopo Costantini, Luciano D’Amico, Antonietta D’Angelo, Gino De Luca, Leonardo Faiella, Vincenzo Leto, Liliana Massari, Gina Perna, Silvia Zora. Scene di Francesca Garofalo, costumi di Adele Bargilli, musiche di Matteo D’Amico, luci di Luigi Ascione. La coproduzione è frutto della sinergia tra il Teatro Stabile di Calabria e il Teatro Quirino.
Frutto del geniale estro di Scarpetta, il maggiore attore e autore del teatro napoletano dell’epoca, Miseria e nobiltà vide la luce tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento per arrivare inossidabile fino ai nostri giorni. Un esperimento registico audace eppure fedele al testo originale, che fa anche tesoro dei prestigiosi precedenti: dall’adattamento di Eduardo De Filippo alla sceneggiatura del celeberrimo film di Mario Mattoli, interpretato da Totò e Sofia Loren. «Di Miseria e nobiltà, come di tutti i capolavori, si crede di sapere tutto – precisa il regista – ma oltre il gioco scenico, che abbiamo rispettato fino in fondo, ci sono e si scoprono sempre nuove spigolature, angoli visivi insospettabili che fanno di un bel testo un classico eterno». La trama gira attorno all’amore del giovane nobile Eugenio per Gemma, figlia di un cuoco arricchito. Il ragazzo ha però paura di non ottenere il consenso alle nozze da parte della propria famiglia. Si rivolge quindi al salassatore Pasquale per trovare una soluzione. Pasquale e Felice, un altro spiantato, assieme alle rispettive famiglie, s’introdurranno a casa del cuoco fingendosi i parenti nobili di Eugenio. La situazione s’ingarbuglia poiché il padre di Eugenio, il vero Marchese Favetti, è innamorato di Gemma, al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè. Una commedia ad alto tasso di comicità in cui però «si ride amaro», come sottolinea lo stesso Gleijeses: «È strano, ma dal riformatore della commedia napoletana, il “borghese” Scarpetta, emerge non solo in questa pièce una condivisione delle ragioni dei miseri che lo avvicina più a Gor’kij che non a Wilde, più ai pezzenti che ai nobili».