Politeama Garibaldi di Palermo
lunedì 14 marzo ore 17.15
Michael Barenboim violino
Karim Said pianoforte
Webern
4 Pezzi per violino e pianoforte op. 7
Beethoven
Sonata n. 5 in fa maggiore op. 24
“La primavera”
Schönberg
Fantasia op. 47
Brahms
Sonata n. 2 in la maggiore op. 100 “Thuner-Sonate”
Michael Baranboim ( in foto) è nato a Parigi nel 1985 e ha iniziato lo studio del violino all’età di sette anni. Dal 2000 fa parte della West-Eastern Divan Orchestra, di cui è primo violino dal 2003. In tale veste ha collaborato con Daniel Baranboim e Pierre Boulez, esibendosi tra l’altro anche alla Deutsche
Philharmonie di Berlino, al Teatro Colón di Buenos Aires, alla Royal Albert Hall di Londra, alla Carnegie Hall di New York e al Théâtre du Chatelet di Parigi. Inoltre, ha preso parte come primo violino ai concerti dell’Orchestra Filarmonica della Scala e dell’Orchestra Filarmonica di Vienna.
Fondatore del Quartetto Erlenbusch, ha preso parte, insieme con vari ensemble strumentali, ai concerti del Festival di Salisburgo, del Beethoven Festival di Bonn e del Jerusalem Chamber Music Festival. Nell’aprile 2010, ha eseguito Anthèms 2 di Pierre Boulez alla Staatsoper di Berlino, alla
presenza del compositore.
Karim Said è nato ad Amman nel 1988 e ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di cinque anni. Poco dopo ha debuttato in pubblico come solista e all’età di dieci anni ha eseguito per la prima il Concerto in do maggiore Kv. 467 di Mozart. In seguito, ha vinto le borse di studio della Purcell School of Music (2000) e della Royal Academy of Music di Londra (2007). Vincitore di vari concorsi internazionali, si è già esibito al Barbican Centre e alla Royal Albert Hall di Londra, nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca e alla Jangcheon Art Hall di Seul, collaborando fra gli altri con Daniel Barenboim e sir Colin Davis.
I due giovani artisti hanno scelto di eseguire un programma in cui si contrappongono tre diverse generazioni di compositori europei: da un lato il Beethoven ancora giovanile della “Primavera” (1794-95) e l’amabile “Thuner-Sonate” di Brahms (1886); dall’altro gli aforismi in “triplice pianissimo” di Webern (1910) e la straordinaria intensità espressiva dell’ultimo capolavoro cameristico di Schönberg (1949).
NOTE DI APPRONDIMENTO
Intorno al 1908, Arnold Schoenberg si lascia gradualmente dietro le spalle gli orizzonti del linguaggio tradizionale (le cui possiblità aveva ormai “esaurito” con la Sinfonia da camera op. 9) e si addentra nel paesaggio inesplorato di un nuovo stile atonale in cui prevale l’idea che la musica
debba essere innanzi tutto il riflesso immediato dell’animo umano. I suoi allievi, Alban Berg e Anton von Webern, seguono lo stesso cammino impervio. In particolare, Webern realizza una serie di opere segnate da uno stile aforistico, in cui la brevità più estrema si congiunge a un’incredibile concentrazione espressiva: è il caso, per esempio, dei 5 Movimenti per quartetto op. 5 (1909), dei 6 Pezzi per orchestra op. 6 (1909) e dei 4
Pezzi per violino e pianoforte op. 7 (1910). Questi ultimi sono disposti secondo uno schema contrastante: “Molto lento”, ”Veloce”, “Molto lento” e “Mosso”. La scrittura è caratterizzata da forti contrasti dinamici e innumerevoli effetti timbrici, che rendono impervia soprattutto la parte del
violino. In particolare, il pezzo d’apertura rappresenta un modello di essenzialità difficilmente superabile, essendo costituito da sole 9 battute, in cui la musica oscilla tra duplice e triplice pianissimo. La prima esecuzione si è svolta a Vienna poco più di cento anni or sono, il 29 giugno 1912.
Insieme con la Sonata “A Kreutzer” op. 47, quella in fa maggiore op. 24 detta “La primavera” è in senso assoluto, una delle più celebri composizioni per violino e pianoforte di Beethoven.
Ultimata nel 1801, la partitura è più vicina allo spirito mozartiano che non a quello, ben più drammatico (e profetico), della Sonata “Patetica” o della Sinfonia “Eroica”. Il suo carattere solare e gioioso si evidenzia infatti sin dal primo movimento (“Allegro”) e permane inalterato sino alla fine: dal cantabile “Andante molto espressivo” fino al “Rondò” conclusivo, in cui risuona, come refrain, una citazidal tema dell’aria “Non più di fiori”, dall’opera di Mozart La clemenza di Tito.
Gli anni dell’esilio americano (1933-51), furono per Arnold Schoenberg fra i più difficili della sua vita: malgrado il suo prestigio internazionale, le sue opere risuonavano raramente nelle sale da concerto (ad eccezione di un brano giovanile come Notte trasfigurata op. 4) e mentre il Mosè e Aronne rimaneva tragicamente incompiuto, il resto della sua musica sembrava respingere sdegnosamente i favori del pubblico. Fra le opere realizzate durante l’esilio, si ricordano, oltre all’Ode a Napoleone op. 41 e al Sopravvissuto di Varsavia op. 46, anche il Trio per archi op. 45 e
la folgorante Fantasia op. 47. Dal punto di vista compositivo, quest’ultimo pezzo è concepito secondo il metodo dodecafonico e presenta una singolare caratteristica: Schoenberg ha infatti realizzato inizialmente soltanto la parte del violino, aggiungendo in seguito quella del pianoforte.
La prima esecuzione si è svolta a Los Angeles il 13 settembre 1949, in occasione del 75° compleanno dell’autore.
La Sonata op. 100 fu composta nell’estate del 1886 nei pressi del lago di Thun, in Svizzera, e rivela quel carattere delicato e cantabile che si ritrova puntualmente nelle pagine più intime del repertorio cameristico di Brahms. Non a caso, il primo movimento (“Allegro amabile”) nasce dal tema del
Lied Wie Melodie zieht es mir e si sviluppa in un limpido dialogo fra il violino e il pianoforte, che segna anche le atre sezioni dell’opera.
BOTTEGHINO
intero € 20 / ridotto € 15 / anfiteatro € 10
Prevendita presso Libreria Idiomi, Master Dischi e Modusvivendi.
I biglietti saranno in vendita anche al botteghino del Politeama Garibaldi a partire da un’ora prima dell’inizio dei concerti.