Doppio appuntamento a Messina all’interno degli eventi del Circuito del Mito, ATTRAVER/samenti… Crocevia di Culture Contemporanee. Due location per due eventi espositivi .
Presso Villa Pace un’esposizione collettiva con opere di: Gianni Asdrubali, Renata Boero, Sandro Bracchitta, Cane Capovolto, Franco Carlisi, Gianfranco D’Alonzo, Anne-Clémence De Grolée, Pablo Echaurren, Alberto Parres, Natale Platania, Giorgio Vicentini. Pittori, fotografi, video artisti assai noti in Italia e all’estero, caratterizzati da opzioni operative e di ricerca estremamente diversificate. Alcuni di loro testimoniano col proprio dato esistenziale un elemento peculiare del nostro tempo, cioè l’opportunità collegata all’attraversamento”. La mostra si propone come contributo alla riflessione sullo stato attuale di alcuni linguaggi, considerati soprattutto nei loro incroci e attraversamenti. Più in generale si azzarda qui anche qualche riflessione più ampia, relativa allo stato dell’arte a partire dal ‘guado’ nel quale l’arte stessa si è avviata a partire dagli anni Ottanta. Del resto molto è cambiato, per chi si occupa di immagini. Il cambiamento più evidente è l’attraversamento necessario dal fare che fu proprio dell’arte al fare che in prima istanza sembra semmai appartenere ai media digitali. Altro attraversamento è quello spaziale. Si è conclusa da tempo l’epoca in cui la collocazione spaziale coincideva con uno iato culturale; tuttavia il senso della localizzazione, nel rapporto complesso col globale, spinge gli artisti a interrogarsi con veemenza sulla loro identità anche dal punto di vista territoriale. Altro attraversamento è infine quello per così dire ‘interno’ all’arte, dalla pittura intesa come concentrazione sulla pittura stessa, alla pittura come calamita di immagini ulteriori provenienti da innumerevoli ambiti, dalla televisione al reportage, dal fumetto al videogioco.
Presso la sede del Rettorato dell’Università di Messina invece è visitabile la mostra IL POSTIMPRESSIONISMO ASTRATTO DI TOGO Nato nel 1937 a Milano, Togo (Enzo Migneco) nel ’46 si trasferisce a Messina, città di origine della famiglia. E’ qui che risiede fino a 25 anni ed è qui che inizia da adolescente i suoi primi approcci con l’arte. Nel 1962 torna a Milano che in quegli anni rappresentava il centro del mondo culturale italiano. Nella città lombarda, pur in mezzo a stimoli ed ambienti culturali diversi, mantiene la memoria delle proprie radici e, dunque, la nota fondamentale di una mediterraneità ricca di immagini ma soprattutto di uno straripante colore. (…) La mostra odierna parte da alcune immagini degli anni Sessanta (Paesaggio a Vulcano; Scogliera) in cui la sintesi è cercata in un assemblaggio di forme non ancora delimitate dal segno, ma qui è il colore che si assume il carico di creare delle zone differenziate. E via via, apparirà il segno che delimita le forme (Memoria, 1979, Simbiosi, 1980, Autoritratto. Omaggio a Raffaello, 1983, nel quale vediamo “parafrasato” il Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello); mentre negli anni Novanta Togo raggiunge una mirabile sintesi nell’immagine di un paesaggio con mare (Composizione e mare, 1991), dalle forme serrate, fortemente strutturate e delimitate attraverso stacchi netti tra sezioni cromatiche contigue. Ed è ancora il colore che funge da elemento separatorio, e al tempo stesso espressivo, nella suggestiva Marea del 1993. Finché, nei quadri degli anni dal 2006 fino ad oggi, il paesaggio è ormai espresso in assemblaggi geometrici allusivi. Alberi e mare, Risacca del 2006, Vento di scirocco del 2007, Alta marea, Cala dei Corsari, Sole di agosto del 2008, e le opere successive, su una linea di grande coerenza, si esprimono con delle composizioni fatte di tasselli di colore; la linea, ora più netta, ora più fluida, racchiude sempre delle forme geometriche: eppure queste, pur nella loro essenzialità, riescono a rendere l’effetto delle immagini reali (o delle sensazioni) enunciate nei titoli.(…) (…) E’ vera pittura, ed è sempre riconoscibile; e, come ho scritto altra volta, la forza di Togo sta anche nel suo non mostrare velleità innovatrici, e nel suo attestarsi, pur con alcune minime varianti, ma “serenamente, e con convinzione….su posizioni personali, ormai consolidate”.(…) Teresa Pugliatti (tratto dal testo in catalogo) (…) Sembra che Togo abbia assimilato la cultura pittorica che guarda a Van Gogh e per ciò stesso anche ai fauves. Tuttavia, con un avanzamento rispetto ai suddetti movimenti, in un momento successivo inizia a scomporre e ricomporre le forme e, proprio dall’89, accentua quella configurazione geometrica che vediamo ancora oggi (2010), con la costruzione per così dire dello stesso spazio pittorico, una quasi suddivisione della superficie, che diventa contenitore di forme schematiche ovvero di strutture che alludono alla natura intrinseca delle cose. Uno spazio che, oltre che struttura esso stesso, è anche il supporto della colorazione I quadri di Togo nascono dalle immagini del paesaggio mediterraneo, da lui, come sembra, sentito addirittura visceralmente: e per ciò stesso egli attribuisce ai suoi dipinti dei titoli che a quel paesaggio si riferiscono; e le visioni pittoriche corrispondenti sono così intimamente intrise di tali impressioni che costringono a riconoscerle anche quando siano espresse con delle sintesi direi quasi criptiche.(…) Da Luigi Ferlazzo Natoli (tratto dal testo in catalogo)
Entrambe le mostre sono visitabili fino al 20 febbraio