“The Greek Passion” di Bohuslav Martinu, attesissima prima italiana al Teatro Massimo di Palermo, dal 29 aprile all’8 maggio, nuovo allestimento a cura di Damiano Michieletto.
La Pasqua, un paese florido, l’improvviso arrivo di un gruppo di profughi, la condivisione e l’egoismo: questi i temi fondamentali – oggi di attualità – che emergono prepotentemente dalla vicenda narrata dall’opera “The Greek Passion” di Bohuslav Martinů in scena al Teatro Massimo in prima italiana il 29 aprile .
Affascinante affresco corale di sensualità e fede, capolavoro del musicista ceco Martinů (1890-1959), “The Greek Passion” fu completata nel 1957 e più volte rielaborata dal compositore che, morto nel 1959, non poté mai vederla in scena. Durante la preparazione dell’opera, Martinů collaborò con Kazantzakis e andò in Grecia per conoscere l’ambientazione originale della vicenda narrata e studiare la musica popolare e quella liturgica bizantina. La composizione di “The Greek Passion” rappresenta la summa dell’ impegno artistico e spirituale di Martinů, attratto dal testo di Kazantzakis, per la presenza del tono epico e dal senso di pietà religiosa che lo pervade.
In foto il regista Damiano Michieletto (a sinistra) e lo scenografo Paolo Fantin (a destra) al lavoro in Teatro. Foto Lannino / Studio Camera
Per questo nuovo allestimento del Teatro Massimo – evento fra i più attesi dal mondo musicale europeo – è stata scelta la versione originale del 1957 revisionata da Aleš Březina per la Universal Edition, andata in scena al Festival di Bregenz (1999) e al Covent Garden di Londra (2000 e 2004), e per la prima volta presentata in Italia.
L’opera narra il processo di identificazione dei suoi personaggi coi ruoli della rappresentazione sacra della passione di Cristo alla quale si appresta il villaggio greco di Lykovrisi, che fa da sfondo. Contemporaneamente si sviluppano le polemiche per l’accoglienza di alcuni profughi. È un’opera che parla di temi molto attuali, come la tolleranza e l’accoglienza.
NOTE DI REGIA
Nell’opera c’è però anche una forte componente religiosa, rituale. È la storia di un villaggio greco, ricco, di gente che sta bene: questo è un aspetto che viene spesso sottolineato. Arriva un gruppo di profughi: non sono stranieri, è gente loro, parla la stessa lingua e soprattutto ha la stessa religione; il loro villaggio è stato incendiato dai turchi e sono scappati. Chiedono terra, cibo, aiuto; lo chiedono in nome di Dio e in nome di Dio vengono respinti. L’impianto sociale è del tutto attuale, di fatto subentra poi la componente religiosa. Entrambi i leader di questi due gruppi sono leader religiosi, che fanno “politica”, perché gestiscono le coscienze e i comportamenti degli appartenenti ai loro gruppi. Io ho tenuto a mantenere l’attualità di questa storia senza rinunciare al lato religioso, banalizzandolo o liquidandolo come poco importante, perché secondo me nella musica è fondamentale. Al di là di questa cornice l’impianto della mia visione è contemporaneo perché contemporanea è l’umanità che viene raccontata. Quest’opera parla di noi. La condivisione fa sempre paura e la nostra umanità tende in primo luogo a proteggere se stessa e poi, eventualmente, a condividere ed accogliere. È una vicenda che non manda a casa rassicurati, anche se non ho voluto calcare la mano sull’aspetto tragico e sull’ipocrisia. Ho voluto ricordare però che “Greek Passion” parla, e molto, di spiritualità. Manolios all’inizio viene considerato lo stupido del villaggio ma alla fine viene ammazzato perché sembra essere diventato pericoloso. Ho voluto esplorare il suo cambiamento, con la carica di forza, speranza, fiducia e amore, anche se è una parola abusata, da cui quest’uomo viene invaso e per cui alla fine viene ucciso.
Damiano Michieletto
Sul podio dell’orchestra del Teatro Massimo debutta Asher Fisch, noto direttore israeliano, già assistente di Daniel Barenboim. La regia è affidata a Damiano Michieletto, formatosi alla Scuola “Paolo Grassi” e all’Università Ca’Foscari, vincitore del Premio Abbiati, considerato fra i più interessanti della scena teatrale italiana; le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Silvia Aymonino. Il cast, numerosissimo, comprende nei ruoli principali, Ladislav Elgr (Manolios), Judith Howarth (Katerina), Jan Vacik (Yannakos), Luiz-Ottavio Faria (Fotis The Priest) e Mark S. Doss (Grigoris The Priest). Il Coro del Teatro Massimo è diretto da Andrea Faidutti, il Coro di voci bianche da Salvatore Punturo. Opera in 4 atti, in lingua originale inglese con sopratitoli in italiano.
Costo dei biglietti: da euro 10 a euro 125, in vendita presso il botteghino del Teatro (aperto da martedì a domenica ore 10 – 15, tel. 0916053580 / fax 091322949 /
Per informazioni e prevendita telefonate al seguente numero: 800 907080 (tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 17).
Venerdì 29 aprile, ore 20.30: Turno Prime
Sabato 30 aprile, ore 20.30: Turno F
Martedì 3 maggio, ore 18.30: Turno B
Mercoledì 4 maggio, ore 18.30: Turno S1
Giovedì 5 maggio, ore 18.30: Turno C
Domenica 8 maggio, ore 17.30: Turno D